Ormai da alcuni anni è noto che gli italiani preferiscano investire i propri soldi per vacanze e il proprio benessere lavorativo, piuttosto che altri in altri settori;
Perciò per questo motivo vi è stata una grande crescita nel settore turistico/alberghiero.
Una nuova moda che sta prendendo sempre più piede tra i giovani ma non solo è la soluzione dell’ufficio coworking, ideale per chi vuole risparmiare ma non vuole rinunciare alla possibilità di avere uno spazio proprio per lavorare.
Gli investimenti immobiliari nel settore alberghiero in Italia sono cresciuti del 7,2% su base annuale nel 2017: lo rileva lo studio “Italy Hotel Investment Snapshot” reso noto pochi giorni fa da Confindustria Alberghi ed Ernst & Young. Si tratta del terzo anno consecutivo di crescita per il mercato italiano, con le transazioni che hanno raggiunto un volume record pari a 1,6 miliardi di euro.
Il 2019 sarà l’anno degli alberghi: questa può essere la sintesi dell’andamento del mercato immobiliare italiano che, a detta di Fabrizio Palenzona, presidente di Prelios, «È attraversato da dinamiche che stanno aprendo le porte a nuove opportunità». Del resto, che il settore fosse particolarmente vivace lo si era capito negli ultimi mesi grazie a operazioni importanti e persino sorprendenti, come l’acquisto da parte del colosso francese Lvmh della catena inglese Belmond, che in Italia possiede hotel di lusso quali il Cipriani di Venezia, Villa San Michele a Fiesole e il Caruso di Ravello.
La domanda internazionale in Italia crescerà almeno fino al 2022
A rendere il settore così vivace contribuisce l’ottimismo del mercato in vista dei prossimi anni: la domanda internazionale verso l’Italia, infatti, dovrebbe aumentare da qui al 2022 a un ritmo medio che va dal 3 al 4%. Un fattore che permetterebbe anche di riqualificare l’offerta del nostro Paese nel settore alberghiero.
A dominare il mercato, come evidenziato dallo studio, sono i cosiddetti investitori istituzionali. Per due terzi si tratta in particolare di fondi immobiliari e private equity.
La chiave è quindi capire e conoscere le loro logiche di investimento per essere preparati a un eventuale processo di vendita, così da valorizzare i propri beni e ridurre il più possibile i rischi di insuccesso.
Tornando ai dati, nel 2017 sono state registrate 47 transazioni nel settore alberghiero italiano, per un totale di circa 10.500 camere d’albergo. La crescita è giustificata anche dal fatto che quello italiano è considerato un mercato più solido rispetto al passato e, ovviamente, dall’atteggiamento positivo delle banche al momento di garantire i finanziamenti necessari per le acquisizioni di alberghi. Degli 1,6 miliardi investiti, 1,1 (cioè il 70%) provenivano dall’estero.
La città più attiva è infine Roma, che si è presa una fetta pari al 29% del mercato, con investimenti pari a circa 470 milioni di euro. A seguire Venezia con il 13% e Milano con il 12%.
Nel 2018 i volumi di investimento sono stati leggermente superiori agli 8 miliardi di euro, in contrazione rispetto agli 11 miliardi del 2017 ma comunque degni di nota. All’interno di questo quadro, i segmenti che hanno mostrato ampi margini di crescita e che inducono a sperare in un 2019 molto positivo sono quelli dell’ospitalità e del residenziale alternativo, ovvero le strutture abitative per anziani e studenti. Altri dati emersi in occasione del Real Estate & Finance summit, evento organizzato da 24Ore Business School insieme al Sole24Ore, riguardano le transazioni: lo scorso anno il 70% di esse è stato realizzato con capitali esteri, provenienti in primis da Paesi anglosassoni e dal Continente asiatico. E se Milano rimane la piazza principale non manca la voglia degli investitori di scoprire anche altre città, come evidenziato dal Director International di Emea JLL EuropeChris Stavely. Location emergenti e format creativi, dunque, saranno le parole d’ordine dei prossimi mesi.
Tra i nuovi modelli di sviluppo edilizio, oltre allo student e al senior housing un ruolo importante sarà rivestito dagli headquarter concepiti in ottica smart working. Secondo Palenzona, «Lo sviluppo della società e della globalizzazione portano a nuove esigenze abitative e professionali; un vero e proprio rinnovamento del tessuto immobiliare del Paese».