Complice il web, che permette a chiunque di stabilire il prezzo e poi affiggere un cartello con la scritta “vendesi”, la valutazione immobiliare è spesso una fase trascurata della compravendita. E invece per la tutela degli investitori è fondamentale che avvenga in maniera accurata e trasparente, come hanno imparato a proprie spese le banche, sulle quali gravano oltre 100 miliardi dei cosiddetti Npl, non performing loans, ovvero crediti inesigibili, spesso dovuti proprio a valutazioni errate.
L’esigenza di creare degli standard
Che si tratti di un privato cittadino o di un grande fondo internazionale, l’intero mercato immobiliare ha bisogno che le valutazioni siano il più accurate possibile. E, almeno in teoria, le norme che potrebbero garantirlo non mancano: basti citare la Direttiva mutui del 2016 o le “Linee guida per la valutazione degli immobili a garanzia dei crediti inesigibili” redatte a inizio anno dall’Abi e dalle associazioni di categorie interessate, che pur non essendo obbligatorie per legge hanno stabilito un codice standard utile per tutti i potenziali e numerosi valutatori.
Aumentano i corsi finalizzati alla formazione di valutatori
Proprio perché il mercato immobiliare è sempre più sensibile all’argomento, i corsi che permettono di ottenere la certificazione di valutatore sono in costante crescita: dalla norma Uni 11558:2014 alla certificazione Rics-Registered Valuer alle iniziative di professionisti che, come nel caso della rete Vic (valutatori indipendenti certificati) decidono di consorziarsi. Tuttavia permangono le cattive abitudini, come quella di offrire perizie a basso costo da parte delle banche, non garantendo così la qualità del lavoro. Ma, come ricorda Sandro Ghirardini, segretario generale dell’associazione dei valutatori indipendenti E-Valutations, «bisognerebbe invece far capire ai clienti che i soldi spesi per la valutazione corretta di mercato non sono buttati. Si tratta in fondo di qualche centinaia di euro, destinati all’acquisto più importante della vita, quello della casa».